La senatrice Liliana Segre ha ricevuto oggi la cittadinanza onoraria di Reggio Emilia. Per questa donna coraggiosa e indomita, la cui vita è stata piena di eventi dolorosi ma anche di grandi vittorie, si tratta dell’ultimo riconoscimento istituzionale alla sua resilienza e alla sua forza.
Siamo in una democrazia, quindi non dovrebbe essere considerato coraggioso esprimere le proprie idee nonché la propria avversione ai fascismi: la Segre, invece, ha dovuto lottare, e ascoltare per tutta la vita le provocazioni e i discorsi demagogici e pieni di ignoranza storica, fatti non solo dalle persone comuni, ma anche da qualche parlamentare. Senza parlare di quello che ha dovuto vedere qualche sabato fa a Roma, durante i disordini causati da Forza Nuova e compari, certamente non paragonabili a quello che accadeva sotto il regime fascista, ma in grado di risuonare in chi, quegli anni, li ha vissuti drammaticamente, come lei.
Cosa ci insegna la senatrice a vita? Il coraggio delle idee. Lei, deportata col padre perché ebrea e quindi sottoposta alle leggi razziali, considerata non italiana, oggi può dire di essere cittadina onoraria di più località e quindi nostra connazionale al cento per cento, se mai ce ne fosse bisogno; lei, allontanata dalla scuola che frequentava perché non ariana, ha avuto l’occasione di parlare agli studenti di tanti istituti, tramandando così la propria memoria.
“Leggiamo tutti la Costituzione e teniamo sempre a mente l’articolo 3 :“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, ha dichiarato Liliana Segre durante il conferimento della cittadinanza e della laurea honoris causa in Childhood studies. Parole che pesano e che sono state usate molto nella campagna elettorale appena terminata, quella delle amministrative, in attesa che poi i progetti dedicati alle minoranze, all’accoglienza, all’inclusione e al contrasto alla violenza di genere diventino realtà e non siano solo retorica.
L’ipotesi della senatrice alla presidenza della Repubblica è tornata all’attenzione in questi giorni. Tuttavia, come scritto dal Globalist, non è tanto l’età avanzata né la mole di impegni ai quali dovrebbe tenere il passo che possono fermare la sua candidatura, bensì il fatto che Liliana Segre non è una donna politica bensì una testimone. Questo fa di lei una risorsa inestimabile, sia dal punto di vista della memoria storica che come consigliera per la promulgazione di leggi contro i razzismi. Penso che la sua voce debba restare il più possibile libera, non rinchiusa nei palazzi della partitica.
(27 ottobre 2021)
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