Il trucco delle viaggiatrici sui treni della sera è quello di mettersi nella carrozza di testa, quanto più vicine al capotreno. E’ un escamotage per evitare i molestatori, che mi è stato suggerito da un’amica pendolare alcuni anni fa. Tuttavia, è pur sempre una limitazione alla libertà di potersi sedere dove si vuole e di sentirsi al sicuro durante un viaggio. Cosa che dovrebbe essere garantita, visto che su quasi tutti i treni sono installate delle telecamere a circuito chiuso, proprio per localizzare eventuali situazioni a rischio.
Le ragazze aggredite venerdì 3 dicembre, viaggiavano alle 22. Una è stata presa di mira da due aggressori, violentata e rapinata sul treno all’altezza di Tradate. L’altra, è stata inseguita nella stazione di Varese ma grazie alla sua fuga è scampata allo stupro. I due violentatori sono poi stati arrestati in quanto, come se niente fosse, si erano recati a una festa privata ed erano stati segnalati alle forze dell’ordine dai vicini, infastiditi dalla musica e dagli schiamazzi, portati in caserma, sono stati riconosciuti dalle vittime e da alcuni testimoni.
L’indifferenza di questi giovani ricorda molto da vicino la pizza mangiata dagli autori del massacro del Circeo nel 1975: mentre nel bagagliaio della loro auto Rosaria Lopez giaceva morta e Donatella Colasanti cercava disperatamente aiuto, loro se la spassavano al ristorante, festeggiando al loro reato e pensando di averla fatta franca.
Bisognerebbe cercare di capire se questi due abbiano già compiuto atti di violenza sui treni prima di venerdì, in quanto mi sembra che si siano mossi con molta disinvoltura. E, altra domanda, se sul treno erano presenti telecamere di sorveglianza, perché nessuno si è accorto di nulla? E gli altri viaggiatori, possibile che non hanno sentito niente?
Ora si parla di sorvegliare meglio le carrozze. Certo: scappati i buoi, chiusa la stalla. E mi auguro che le nuove norme sulla violenza contro le donne vengano applicate in tutta la loro potenza.
(6 dicembre 2021)
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