Un team composto dalle ministre Bonetti, Lamorgese, Cartanìbia, Carfagna, Gelmini, Dadone e Stefani ha dato vita ad un DDL composto da 11 articoli contro la violenza di genere e domestica, approvato dal Governo. Anzitutto è stato istituito il fermo dei sex offendersi in caso di “imminente pericolo” per la donna, e la vigilanza delle forze dell’ordine nei pressi dell’abitazione in cui essa vive. Inoltre, sono state inasprite le pene: ad esempio, chi manomette il braccialetto elettronico viene portato in carcere immediatamente, e sono stati previsti aiuti economici per gli orfani di femminicidio, nonché la procedura di ufficio per tutta una serie di reati contenuti nel DDL.
L’elenco delle morti segue il calendario: quasi una al giorno. Non se ne può più e non basta la pubblica condanna del femminicidio e della violenza di genere. Non è più possibile respirare il clima di odio che è percepibile in alcuni gruppi Telegram creati appositamente contro le donne; oppure ricevere gli insulti sessisti e maschilisti rivolti a quelle che si mettono in gioco per rivendicare di essere, quando essere dovrebbe essere un diritto sacrosanto.
Ma la cosa davvero positiva e importante è stata, a mio avviso, la creazione di un tavolo trasversale e transpartitico: sette ministre si sono trovate d’accordo sulla creazione di un DDL a difesa di tutte le donne, di qualsiasi colore politico esse siano, a dimostrazione che il problema è di tutte ed è necessario che tutte si attivino, senza diritti di primogenitura.
Quello che mi auguro, e penso ci auguriamo tutte e tutti, è che questo inasprimento delle pene possa portare frutto e che riesca a prevenire la morte di tante donne e la condizione di orfani di femminicidio dei loro figli. E’ necessario fare il passo avanti per davvero ed è indispensabile che adesso anche gli uomini facciano finalmente la loro parte.
(4 dicembre 2021)
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