Saman Abbas è un puzzle di pezzi sparsi chissà dove e quelli che lo sanno, non parlano.
La giornalista di Rete4 Anna Boiardi, ha chiesto alla polizia pakistana se i genitori, presunti mandanti e forse anche esecutori dell’omicidio della ragazza, fossero stati localizzati. Ebbene sì: sembra che si trovino nell’entroterra di Mendi Bahuaddin, nei pressi di Lahore.
Ma le autorità pakistane chiedono che sia la polizia italiana a venirli a prendere, nonostante sul capo di Shabbar Abbas e Nazia Shaheen pesi una segnalazione all’Interpol, cosa che viene a significare come essi possano venire arrestati in loco e poi successivamente consegnati alle nostre autorità. Così, per accelerarne la cattura, la mimistra Lamorgese, mercoledì 22 settembre, ne ha chiesto l’estradizione.
Era stato il fratello sedicenne di Saman a parlare, accusando lo zio Danish di averla uccisa dietro istigazione della famiglia della ragazza, colpevole di voler scegliere la sua vita e soprattutto, il suo compagno. Ma lo zio Danish ha avuto una breve latitanza: è stato intercettato nei pressi di Parigi, pedinato, e dopo un’irruzione in casa, dove viveva con altri connazionali, cosa che fa pensare a una rete di protezione etnica internazionale, condotto in prigione per essere poi, anche lui, estradato in Italia. Non è sicuro che vorrà confessare, come non è affatto certo che questa vicenda porterà al ritrovamento dei poveri resti di Saman né che lei, alla fine, abbia giustizia.
Quello che viene da chiedersi è se sia giusto ed etico parlare di percorsi per l’integrazione, che secondo Malcolm X, l’attivista statunitense per i diritti dei neri, era solo “una menzogna” in quanto snaturava le radici di un popolo per omologarlo agli usi e costumi di quello ospitante, opinione non condivisa da Martin Luther King. Tuttavia, credo che l’integrazione sia lo strumento migliore per evitare la formazione di tante piccole comunità, che diventerebbero come un arcipelago, chiuse e autoreferenziali. Non si può pensare di vivere in un Paese come se questo fosse un albergo; lavorarci e contribuire al suo PIL, tenendosi a distanza dalle sue leggi economiche; frequentarne le sue scuole, ripudiando però la cultura e il pensiero che le animano. Laddove le differenze culturali vengono rispettate – vedi l’uso del velo o la costruzione dei luoghi di culto – è giusto che dall’altra parte si facciano dei passi avanti, dei passi culturali, sociali, di accettazione della storia del luogo ospitante, sicuramente più facili da compiere per le generazioni nate in Italia che non per quelle precedenti. E qui si arriva alla questione dello jus soli, ossia del diritto di cittadinanza per nascita, che potrebbe essere il mezzo principe per favorire la vera compenetrazione tra diverse culture.
Intanto, nulla si sa di Saman Abbas. Ed è interessante ascoltare la dichiarazione di S.E, Adbulaziz A. Sarhan, direttore della Lega Musulmana in Italia, rilasciata durante un’intervista dello scorso giugno che trovate nella nostra home page.
(19 settembre 2021)
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