Davide Paitoni ha ucciso il giorno di Capodanno suo figlio Daniele di 7 anni. Come già avevano fatto Tullio Brigida nel 1994, che uccise i tre figli collegando il tubo di scappamento all’abitacolo della macchina, e Mohamed Barakat, omicida del piccolo Federico nel 2009. Tutti padri colpevoli di aver ucciso dei bambini, che in quanto tali non hanno l’esperienza necessaria per fiutare il pericolo: e perché poi dovrebbero farlo, se stanno col loro padre, con l’uomo che ha dato loro la vita?
Daniele è stato tratto in inganno con la scusa della merenda, fatto sedere, ucciso dal padre con un coltello e messo in un armadio. Poi, ha tentato con uno stratagemma di uccidere anche la mamma del piccolo. Il fatto è accaduto a Morazzone, in provincia di Varese. Davide Paitoni è un tipo violento: nello scorso novembre aveva accoltellato un collega di lavoro. La moglie aveva sporto due denunce contro di lui ed era stato attivato il Codice Rosso, ossia il nuovo complesso di norme che regolano e puniscono la violenza sulle donne. Ma sembra che qualcosa sia andato storto nella sua applicazione al caso specifico, se all’uomo era stato tuttavia concesso di vedere il figlio.
Il presidente del Tribunale di Varese, Cesare Tacconi, ha dichiarato all’Ansa: “L’ordinanza per i domiciliari è stata firmata il 29 novembre, avvallando la misura richiesta dal magistrato che l’ha motivata con il pericolo di inquinamento probatorio, non con la pericolosità sociale, e il giudice non può aggravare la richiesta del pm”. In seguito “l’avvocato difensore dell’indagato ha chiesto che gli fosse concesso di vedere il figlio e la moglie, dato che secondo ordinanza non avrebbe potuto avere contatti se non con i familiari conviventi, quindi il padre. Il 6 dicembre il Gip ha autorizzato l’uomo a vedere il figlio”.
Ad oggi Paitoni ha ammesso davanti al gip di Varese Giuseppe Battarino di aver agito per punire la moglie, che secondo lui era colpevole di essersi separata (Adnkronos).
Le domande che sorgono sono molte. Perché Paitoni ha ucciso il figlio? Perché covava un odio vendicativo e perdurante contro la moglie? Perché gli è stato concesso di vedere il bambino e di restare solo con lui? E la madre? E i giudici? E gli avvocati?
Al di là di tutto questo, che pure riveste una grande importanza, è significativo notare quanto le reazioni di alcuni uomini alla chiusura di un rapporto non siano cambiate. La linea temporale che unisce Brigida a Paitoni parte dal 1994 e arriva al 2022, percorrendo 28 anni nei quali sembra che nulla sia cambiato, nonostante tutte le lotte portate avanti, i programmi di conoscenza e divulgazione contro la violenza di genere nelle scuole, il Codice Rosso e tanto altro. Allora cos’è che ancora non funziona?
Se pensiamo che lo jus corrigendi, ossia il libero esercizio di agire violenza correttiva sulla moglie, inaugurato dai Romani, è stato abolito solo nel 1963, allora iniziamo a farci un’idea più precisa. Non è raptus, non è pazzia momentanea: è solo e solamente patriarcato.
(5 gennaio 2022)
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